Convegno del 13 maggio
Pubblicata il 15-05-2023
Lo scorso 13 maggio si è tenuto il convegno “Dialogo aperto tra Grafologia e Psicologia” “Due discipline a confronto”, che ha voluto creare un ponte tra due mondi apparentemente lontani, ma di fatto più vicini di quanto si possa immaginare.
Partendo dal presupposto che lo stesso Girolamo Moretti, padre della Grafologia italiana, abbia messo in luce l’interdisciplinarietà delle due materie si è innanzitutto sottolineata l’importanza di mettersi in ascolto e sospendere il giudizio al fine di poter cogliere i tanti punti di contatto tra esse. La rosa di specialisti che ha tenuto la conferenza era costituita da grafologi con formazione in psicologia e medicina, grafologi “puri”, psicologi, medici e criminologi, così da avere più punti, prospettive, esperienze e conclusioni da mettere a confronto.
Dopo la consueta apertura dei lavori da parte del Preside, Prof. Raffaele Di Muro, Direttore della Scuola di Grafologia Seraphicum, l’intervento del Dott. Vincenzo Tarantino, dirigente medico, psicologo, grafologo giudiziario e criminologo, che ha parlato dei “neuroni specchio” e della loro importanza nell’apprendimento. Facendo un interessante excursus sugli studi eseguiti al riguardo dalle neuroscienze, ha evidenziato come questi particolari neuroni rivestano un ruolo fondamentale nelle relazioni, consentendo all’osservatore di “rispecchiare” il comportamento del soggetto da cui sta imparando o con cui è in stretta relazione. Essi si attivano quando si compie un’azione, quando la si vede compiere e quando si pensa di compierla: ci donano, di fatto, la capacità innata di imitare gli altri, concorrendo a strutturare la nostra empatia perché fautori della nostra condizione di prevedere cosa potrebbe fare chi è davanti a noi. Ma che cos’è la scrittura se non una particolare modalità di comportamento? Dunque grazie alla connessione che i neuroni specchio ci danno con l’ambiente in cui siamo immersi, anche il nostro tracciato grafico, riflesso dei dinamismi interiori, risulta permeato dalla personale capacità e modalità di rapportarsi agli altri. A questo intervento si collega quello della Dott.sa Chiara Mistrorigo, perito grafologo, che ha trattato l’empatia in relazione ai segni grafologici: quali di essi la rappresentano in un tracciato? Partendo dalla definizione etimologica della stessa, ha sviscerato le sue componenti, le diverse tipologie, i principali elementi costitutivi, nonché affinità e differenze che concetti universalmente riconosciuti possano avere, per poi restituire un’attenta analisi del corredo di segni grafologici che ne esprimono le varie sfaccettature. Interessante spunto di riflessione è stato constatare che, per quanto l’empatia sia qualcosa di innato, l’ambiente abbia un’azione importante nel favorirla, pertanto, la persona realmente empatica è colei che avrà imparato con l’esperienza a stare anche nella propria vulnerabilità, non respingendo le emozioni, così da poter entrare in risonanza con quelle altrui.
Terzo ed ultimo intervento della prima parte della giornata è stato quello del Dott. Gianfranco Moccia, psicologo – psicoterapeuta, che ha trattato l’intelligenza emotiva. La mente si costruisce anche attraverso i nostri affetti, dunque per potersi connettere agli altri è necessario che impari a differenziarsi: è necessaria una “collaborazione” tra razionalità ed emotività che consente lo sviluppo di una propria individualità, sviluppando competenze socio-emotive. Tutto ciò rende possibile una coerenza nella manifestazione delle proprie emozioni e dunque una comunicazione chiara delle stesse. Grazie all’intelligenza emotiva, dunque, siamo in grado di avere autoconsapevolezza, autocontrollo, motivazione, essere empatici e sviluppare abilità sociali. La nostra capacità di percepire le emozioni, generarle e regolarle, dunque, rende possibile una crescita sana dal punto di vista emotivo ed intellettivo che si riversa inevitabilmente anche nelle grafie. A rafforzare la pregnanza dell’intervento, infatti, sono state mostrate tre differenti grafie femminili, relativamente alle quali è stato interessante riscontrare come le osservazioni dal punto di vista psicologico e grafologico, grazie alla collaborazione dei colleghi grafologi presenti, si siano trovate in sintonia, dando vita a quel dialogo tra le discipline fulcro dell’intero convegno.
Ripresi i lavori dopo la pausa pranzo, il primo intervento è stato quello del Dott. Gino Saladini, medico legale e criminologo, che si è concentrato sulle famiglie criminali e le loro dinamiche, portando come esempio la criminalità organizzata calabrese, la ‘Ndrangheta. All’interno delle cosche la pedagogia nera, perpetrata sin dai primi anni di vita, assegna ruoli ben precisi ai componenti delle famiglie, i quali ricevono un fortissimo imprinting, dato nello specifico dalle madri, deputate all’educazione che li indirizzerà a vita. Le regole ferree, la ritualità, le punizioni in caso di mancata osservanza e la territorialità familiare che caratterizzano l’intero apparato criminale lo rendono altamente pericoloso. Il ruolo del silenzio nonché della violenza riveste un caposaldo cui tutti sono tenuti a rifarsi, in questo modo sin dalla giovane età gli uomini sperimentano la sofferenza e il peso legato al loro cognome: sono e saranno per sempre ‘ndranghetisti. Ma c’è chi decide comunque di provare a tagliare i legami, diventando collaboratore di giustizia, come i tre soggetti, due fratelli ed un cugino, di cui sono state portate ad esempio le grafie, analizzate dal Dott. Vincenzo Tarantino. Quel che è risultato interessante è stato il riscontro non solo dei ruoli di mente, gregario e programmatore assunti rispettivamente dai tre uomini, ma di come il secondogenito abbia subito – più o meno consapevolmente – l’influenza del fratello maggiore: le due grafie, infatti, sono molto simili e caratterizzate entrambi da forte aggressività.
Il convegno è proseguito con la Dott.ssa Loredana Moretti, pedagogista specializzata in Psicopatologia dell'apprendimento, grafologa, educatrice del Gesto Grafico, la cui relazione ha illustrato l’aggressività degli adolescenti, mettendo innanzitutto in risalto come attraverso le generazioni le sue manifestazioni siano le stesse, ma risultino differenti le motivazioni che la generano. C’è dunque da fare una premessa, ovvero che per poter gestire in maniera corretta le emozioni si debba essere in grado di riconoscerle. La rabbia, infatti, rappresenta una maschera che nasconde tanto altro: tristezza, frustrazione, necessità di difesa, vergogna, senso di esclusione. In questo caso la grafologia può aiutare molto, in quanto in grado di cogliere quei segnali di allarme che, laddove sottoposti correttamente e in tempo ad uno specialista in campo psicologico, possono evitare la precipitazione di tanti eventi. La nostra società non solo è sorretta da ritmi convulsi, dalla distorsione nella comunicazione, dalla mancanza degli affetti e dei punti fermi, di carenza e talvolta assenza di regole, ma anche da un preoccupante analfabetismo affettivo, concause che portano i ragazzi a trasgredire o peggio ancora all’autodistruzione. Grazie all’analisi del tracciato grafico si può dunque tentare di evitare che un’emozione repressa per troppo tempo, un malessere tenuto silente troppo a lungo si tramuti in un agito con conseguenze talvolta anche irrimediabili.
La Dott.ssa Nadia Buonanno, consulente grafologa, psicologa, psicoterapeuta, si è invece occupata dell’applicazione di psicologia e grafologia in ambito familiare. L’obbiettivo della famiglia è quello di trovare un equilibrio tra appartenenza e separazione tramite la differenziazione del singolo, quindi promuovendo la crescita dei componenti che la costituiscono. Essendo essi in stretta relazione, l’approccio che la disciplina deve avere non può che essere di tipo sistemico - relazionale. È importante rendersi conto che al cambiamento di uno dei membri il resto del gruppo ne risente, costringendolo a rimodulare l’assetto. Tramite l’osservazione di vari tracciati grafici, quindi di specifici indici grafologici, si sono quindi sviscerate le dinamiche che portano (o non portano) alla sana autonomia dal nucleo di appartenenza. Tali studi sono utili anche per osservare le dinamiche di coppia, in cui due universi devono provare ad amalgamarsi in maniera costruttiva, affrontando comunque inevitabili crisi: anche in questo caso, i profili grafologici dei componenti possono dire molto sulla loro compatibilità o incompatibilità, nonché sulla capacità di tramutare gli scontri in dialogo generativo.
A conclusione del convegno, la Dott.ssa Iride Conficoni, consulente grafologa, ha mostrato quanto le scritture siano specchio delle relazioni familiari, sottolineando in primis che il prodotto grafico decifrato dal grafologo origini direttamente dal comportamento delle persone. Tramite il rilevamento dei segni, che traducono l’emozione che li ha partoriti, è quindi possibile ottenere una chiave di lettura delle personalità grafiche in relazione al nucleo familiare di appartenenza, la quale riveste un ruolo molto importante nel loro sviluppo. Grazie all’osservazione di molteplici grafie, padre, madre, figlio a confronto si è visto come le relazioni plasmino gli adulti quali genitori e i giovani come figli, futuri adulti: la famiglia deve crescere insieme ed è fondamentale riuscire a trovare i punti di forza per poter smussare e talvolta eliminare le spigolosità che rendono difficoltoso il progredire insieme. È qui che emerge il valore pedagogico della grafologia che, laddove impiegata nei giusti tempi e nei corretti modi, rappresenta un valido supporto all’educazione nella famiglia, della famiglia ed alla famiglia.
Possiamo dunque riepilogare l’intera giornata affermando che il lavoro alla base dell’interessante confronto tra Grafologia e Psicologia ponga le basi per ulteriori momenti di studio sull’affascinante relazione che intercorre tra le due discipline, quali facce di una stessa medaglia.
Serena Giacobone
Condividi questo articolo