Il valore e il senso della Memoria: Identità e Coscienza nel processo di crescita, volto alla cura dell’essere e dell’umano. Urbino 6-7 Luglio 2024


Pubblicata il 08-07-2024



Memoria, Coscienza, Identità, questi sono stati i riferimenti concettuali che sono emersi nella due giorni multidisciplinare di approfondimento che si è tenuta nella splendida cornice urbinate, sabato 6 e domenica 7 luglio, organizzati dall’Istituto Grafologico Girolamo Moretti.

A fare gli onori di casa è stato padre Fermino Giacometti che, partendo da padre Moretti, ci ha ricordato che la Memoria, i processi di apprendimento e la Coscienza, considerati nelle molteplici, differenziate e complesse dinamiche che li caratterizzano, rappresentano le colonne portanti della nostra esistenza. Per la loro complessità e inscindibilità, possono essere trattate solo da un approccio multidisciplinare, per il loro sviluppo in una prospettiva di crescita e di cura dell’Essere e dell’Uomo.



L’intervento introduttivo a tutti i lavori successivi è stato della dottoressa Elena Gozzoli, docente di filosofia e neuroscienze. Nel considerare la Memoria, unitamente alla Coscienza e alle sue implicazioni, la dottoressa ha evidenziato come sia fondamentale aprirsi ed educarsi alla complessità della natura unica e irriducibile dell’essere e della sua persona. Nella Coscienza, la Memoria, il Sentimento, la dimensione emotivo-affettivo, così come la percezione e altri aspetti peculiari, esprimono una dimensione complessa in continua e potenziale evoluzione creativa e di crescita. Indagare la Memoria significa tenere in considerazione e confrontarsi con ogni aspetto vitale e creativo implicato nell’Esperienza. La dottoressa, citando Federico Faggin “la vita è un sistema olistico in cui tutto è interconnesso e perciò non può essere spiegata come si trattasse di un sistema riduzionista”, ha continuato affermando che, al fine di una conoscenza e di una comprensione autentiche, ogni approccio non dovrà essere recluso in un’ottica esclusivamente riduttiva e parzializzata.

Proprio in questa ottica di complessità degli argomenti trattati e della multidisciplinarietà, si sono succeduti diversi relatori che, dal punto di vista della filosofia, delle neuroscienze, del diritto, della grafologia e della fisica, hanno apportato il loro contributo. Ripercorrere tutti gli interventi sarebbe infruttuoso per la brevità e l’eccessiva sintesi a cui dovrei ricorrere. Mi preme comunque evidenziare l’intervento dello studioso Federico Faggin, per la sua fama internazionale, e delle dottoresse Iride Conficoni e Erika Moretti, interventi prettamente grafologici.

Federico Faggin è un nome forse non molto noto al grande pubblico, eppure tutti noi dobbiamo a lui delle tecnologie che oggi appaiono scontate ma sono frutto della sua mente geniale; è il padre del microprocessore, del touchpad e del touchscreen, solo per citare i più famosi, dal 1968 vive negli Stati Uniti. Fisico, inventore e imprenditore, dopo anni di studi e di ricerche avanzate ha concluso che c’è qualcosa di irriducibile nell’essere umano, qualcosa per cui nessuna macchina potrà mai sostituirci completamente.

In un dialogo aperto con la dottoressa Elena Gozzoli ha cercato di approfondire questo aspetto dei suoi studi. Federico Faggin nella sua discussione ci ha tenuto a evidenziare subito la differenza tra intelligenza naturale e intelligenza artificiale per chiarire i limiti dell’intelligenza artificiale generativa. Ha continuato affermando che il problema della conoscenza non è risolvibile senza affrontare le domande cui la scienza ha finora dato una risposta e un’interpretazione che è in conflitto con ciò che sentiamo profondamente nel nostro intimo. Siamo macchine? le macchine possono, un giorno, avere una coscienza? Cos’è che ci rende umani, la Coscienza?, la Memoria?, ma anche le macchine hanno una memoria, e allora di quale Memoria parliamo. Ha affrontato queste tematiche partendo da una prospettiva che nasce da aspetti della Fisica Quantistica, mai prima compresi e ora integrati in una teoria fisica che sostiene l’esistenza della nostra interiorità.

Come si potrà ben intuire, le poche ore in cui ha parlato sono state intense e di alti contenuti. In un modo quasi magico gli interventi precedenti e quelli successivi si sono meglio chiariti, “illuminati” alla luce della discussione con Federico Faggin.



Altro intervento è stato quello della dottoressa Iride Conficoni, docente presso la nostra scuola di grafologia Seraphicum. La dottoressa ha sottolineato come il grafologo, sempre nell’ottica di valorizzare la Persona e favorire l’autocoscienza del richiedente, non deve solo sapere e saper fare, ma saper comunicare. A questo scopo ha presentato la “finestra di Johoari”, strumento utilizzato nella psicologia cognitiva, per illustrare i processi che avvengono nelle relazioni umane, adattando il tutto alla relazione tra richiedente e grafologo.

Infine, mi preme evidenziare l’intervento della dottoressa Erika Moretti, grafologa e psicomotricista. Portando la sua esperienza professionale ha affermato che nell’incontro con tante storie differenti di bambini, bambine e delle loro famiglie, emerge sempre spesso l’esigenza di riconoscere nell’adulto il bambino che è stato. Una ricerca che è Memoria di particolari momenti affettivi che, riconosciuti, possono aiutare ad una piena autocoscienza. L’autoconoscenza di sé può diventare, ha affermato la dottoressa, strumento efficace per riconoscere stili e atteggiamenti che continuano ad agire nella nostra vita adulta con risultati spesso dolorosi e inadeguati nell’ambiente familiare. Tanti possono essere gli schemi introiettati dall’adulto: il perfezionismo, la coercizione, la remissività, l’eccessiva indulgenza, l’atteggiamento punitivo, l’abbandono, il rifiuto. La dottoressa ha concluso che la scrittura può essere d’aiuto nell’individuazione e nel riconoscimento profondo di questi comportamenti reiterati.
La due giorni si è conclusa con l’arricchimento di tutti i partecipanti (anche un piccolo gruppo di studenti della nostra scuola). Come sempre accade quando le tematiche sono molto profonde, i vari interventi e soprattutto quello di Federico Faggin, hanno lasciato non risposte o soluzioni, ma interrogativi e spunti di riflessione; una strada su cui incamminarsi.

Felice Di Maiolo

 

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